La chetosi è una condizione in cui l’organismo produce un’elevata quantità di corpi chetonici come conseguenza di un alterato metabolismo di zuccheri e lipidi.
Questa condizione si può verificare in caso di digiuno prolungato, in presenza di diabete, durante la gravidanza o in persone che seguono diete chetogeniche. Viene comunemente chiamata acetone proprio a causa dell’accumulo di questo e altri corpi chetonici nell’organismo.
In condizioni di normalità (fisiologiche), le cellule usano il glucosio come fonte primaria di energia. Il glucosio è la molecola in cui devono essere trasformati i carboidrati per poter essere usati dall’organismo.
Grazie al metabolismo, i carboidrati introdotti con la dieta (tramite pasta, pane e zuccheri presenti in frutta, verdura, latte) vengono trasformati in zuccheri semplici che si depositano in fegato e muscoli sotto forma di glicogeno.
Se nell’organismo non c’è una quantità sufficiente di glucosio per trarne energia, il corpo adotterà una strategia alternativa per soddisfare i propri fabbisogni energetici; in particolare, andrà ad attingere questa energia dai depositi di grasso, utilizzando i trigliceridi. I prodotti che si formano da questo processo si chiamano chetoni (o corpi chetonici) e sono, quindi, delle molecole normalmente presenti nel sangue (chetonemia) seppure in piccole quantità.
I corpi chetonici sono rappresentati da tre composti, l’acetone, l’acido acetoacetico e l’acido β-idrossibutirrico, e sono molecole che vengono sintetizzate a livello del fegato a partire dall’enzima acetilcoenzima A, il quale deriva a sua volta dal metabolismo degli acidi grassi. Il processo di sintesi che porta alla formazione dei corpi chetonici è definito chetogenesi, mentre il loro accumulo nel sangue è definito chetonemia o acetonemia.
I chetoni vengono espulsi tramite le urine (chetonuria). Se si verificano le condizioni che portano a un aumento dell’acetilcoenzima A, il fegato, per ridurne la concentrazione, produce corpi chetonici che vengono poi immessi nel torrente circolatorio fino ad arrivare nei tessuti periferici (in particolare nei muscoli, nel rene, nel cuore e nel cervello) dove vengono usati come fonti di energia. Anche il metabolismo delle proteine può portare alla formazione di corpi chetonici grazie alla presenza di alcuni aminoacidi (come tirosina, triptofano, isoleucina, leucina, lisina e fenilalanina) definiti chetogenici.
La chetosi, cioè l’aumentata produzione e accumulo di corpi chetonici, si verifica quando la velocità con cui questi vengono sintetizzati è eccessiva e supera la capacità da parte dei tessuti di poterli utilizzare.
Questo si può verificare durante il digiuno prolungato, in caso di insufficiente apporto o maggior richiesta di zuccheri, o di alterazione nell’utilizzo delle scorte di glucosio da parte dell’organismo, o in corso di patologie endocrine come il diabete: in questa malattia, a causa della riduzione di insulina, il glucosio non può essere usato dalle cellule per produrre energia e rimane pertanto in circolo con conseguente aumento della quantità di zuccheri nel sangue (glicemia).
In tutti questi casi, l’organismo utilizza i lipidi come fonte energetica alternativa che porta a una maggior produzione di corpi chetonici.
Nelle fasi iniziali, l’organismo cerca di compensare questa condizione tramite un aumento dell’escrezione dell’acido acetoacetico e β-idrossibutirrico attraverso l’urina; l’acetone, che invece è volatile, viene eliminato con il respiro. Se scompensata, la chetosi può diventare un problema perché può portare a gravi alterazioni dell’equilibrio acido-base dell’organismo (chetoacidosi), fino al coma acidotico.
Esistono vari tipi di chetosi:
Vediamole in maniera più approfondita.
La chetosi fisiologica si instaura in un soggetto sano in seguito a digiuno o a esercizio aerobico prolungati. In questo caso, la presenza di chetoni nel sangue (chetonemia) non raggiunge mai livelli nocivi.
È un disturbo frequente in neonati e bambini (dai 10 mesi ai 5 anni) dovuto a un ridotto o assente apporto di zuccheri. Gli organi in cui gli zuccheri normalmente si accumulano, come il fegato e i muscoli, nei bambini non sono ancora sufficientemente sviluppati per adempiere correttamente a questa funzione. Per questo motivo la chetosi nel bambino si può manifestare anche in seguito a periodi di digiuno brevi.
La chetosi nel bambino tende a essere per lo più una condizione benigna e transitoria che si risolve impostando un adeguato regime alimentare ma, se compare, è bene rivolgersi a un pediatra per escludere la presenza di diabete di tipo I che, se non trattato, può portare a conseguenze dannose.
La chetosi fisiologica può comparire anche durante la gravidanza. In questo caso, è dovuta principalmente a una riduzione dell’assunzione di carboidrati nella dieta, al diabete gestazionale e a una iperemesi gravidica (cioè una nausea intensa con conseguenti episodi di vomito ripetuto).
La chetosi patologica si può verificare come conseguenza di:
La chetosi nutrizionale è la conseguenza di diete chetogeniche il cui scopo è quello di fare in modo che l’organismo utilizzi come fonte energetica gli acidi grassi anziché gli zuccheri. Prevede pertanto un tipo di nutrizione basata sull’utilizzo di un basso contenuto di carboidrati (presenti, ad esempio, in pane e pasta), mentre è ricca di grassi e con un contenuto adeguato di proteine (presenti ad esempio in alimenti come carne e uova) al fine di costringere l’organismo a usare i grassi anziché gli zuccheri come fonte energetica.
La dieta chetogenica viene sfruttata per favorire il dimagrimento; questo tipo di alimentazione ha il vantaggio di bruciare i grassi riducendo velocemente la quantità di tessuto adiposo, senza andare a discapito della massa muscolare, e permette, inoltre, di ridurre il senso di fame.
È una dieta che sembra favorire salute e benessere dell’organismo, ma deve essere fatta solo dietro stretto controllo medico per evitare pericolosi squilibri.
Durante la dieta chetogenica, per evitare carenze nutrizionali, può essere consigliato l’uso di integratori tra cui gli acidi grassi essenziali omega 3, l’olio di cocco e le proteine del siero del latte.
Nelle fasi iniziali, le manifestazioni cliniche della chetosi sono lievi e comprendono stanchezza, senso di malessere, aumento della sete, mal di testa, affaticamento, intolleranza all’esercizio fisico, costipazione, sensazione di nausea, insonnia, perdita di peso, dovuta soprattutto alla riduzione del tessuto adiposo.
Caratteristica di questa condizione è la comparsa di alito cattivo dovuto all’eliminazione dell’acetone tramite il respiro; la lingua può ricoprirsi di una patina biancastra.
Se la chetosi è scompensata, i sintomi possono peggiorare e può comparire vomito, disidratazione, aumento dell’anidride carbonica nel sangue fino a giungere a uno stato di grave acidosi sistemica (chetoacidosi). In questo caso i sintomi che devono attirare la nostra attenzione e che è necessario sottoporre a consulto medico sono:
Dal punto di vista degli esami di laboratorio, in caso di chetoacidosi diabetica verranno evidenziati valori elevati di glucosio nel sangue (glicemia) e alti livelli di chetoni nelle urine (chetonuria).
Per prevenire la condizione di chetosi è necessario rispettare alcuni accorgimenti alimentari, in particolare è fondamentale:
La chetosi è, per lo più, un normale processo metabolico, pertanto generalmente non è necessario consultare un medico.
In caso di diabete è invece fondamentale chiedere il parere di un medico perché questa patologia, se non trattata, può facilmente scompensare con gravi conseguenze per la salute del paziente.
Il medico effettuerà esami del sangue e delle urine per valutarne i livelli di chetoni e di glucosio nonché il pH del sangue (acidità). Può essere necessario instaurare delle cure che comprendono la somministrazione di fluidi per reidratare l’organismo, ridurre l’eccesso di glucosio nel sangue e ripristinarne l’equilibrio sanguigno; è necessario inoltre impostare una corretta terapia antidiabetica.
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